Invalsi o non invalsi parte 2

Pare dunque evidente, da quanto detto nel post precedente, che la prova invalsi debba essere affrontata partendo da altri presupposti. In primis, ma questo dovrebbe essere normale, in quanto prova conclusiva di un ciclo, essa dovrebbe un punto di arrivo e un riferimento in fase di programmazione. Attenzione: questo non vuol dire che bisogna preparare meglio (ovvero, per molti, più a lungo, con più dispendio di tempo e di soldi) alla prova invalsi, magari con lunghe simulazioni, esercizi continui ecc…, ma che bisogna “ripensare” l’insegnamento seguendo le proposte metodologiche che la prova Invalsi suggerisce, ovvero multidisciplinarietà, problem solving, utilizzo della logica astratta cioè decontestualizzata dalle solite vie, in contesti altri, in modo tale che la logica sia usata per risolve problemi in contesti non attesi. Certo, non è facile. È molto più semplice continuare a compartimentare il lavoro, suddividere in grammatica, sintassi, storia letteraria, analisi del testo, tenendo ben separati gli aspetti di un sapere che, di suo, separato non è. Ma domandiamoci se così facciamo un buon servizio ai nostri allievi. Se li prepariamo bene, non alla prova Invalsi, attenzione, ma alla vita.

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